Peschici Gargano Puglia

RADICI CROATE DI PESCHICI

Testo di Tonino Notarangelo

Estratto da un articolo di INOSLAV BEŠKER Peschici, un piccolo paese in provincia di Foggia in Puglia, è storicamente legato alla Croazia sebbene queste connessioni siano ormai in gran parte dimenticate.

Questo porto sulla penisola del Gargano è stato una delle teste di ponte dei profughi croati fuggiti dai turchi nel XV e XVI secolo. La maggior parte dei discendenti di questi immigrati si è assimilata e italianizzata attraverso diverse generazioni, anche se è rimasta una certa consapevolezza dell’origine.

In precedenza la lingua era molto più diffusa, e fu Peschici ad entrare nella storia della linguistica croata, perché lì nacque Jakov Mikalja (Giacomo Micaglia), gesuita, che scrisse il Tesoro della lingua slovena e la grammatica italiana per i nuovi arrivati dalla nostra regione (Grammatika talianska ukratho).

All’epoca della nascita di Micaglia (31 marzo 1601), il luogo si chiamava Peschici, e i croati lo chiamavano Pještica. È possibile che la forma attuale sia in realtà un diminutivo croato(Peskići).

C’erano così tanti croati che l’Ordine Domenicano (come ricercato dal suo membro, storico e professore papale romano Stjepan Krasić) inviò un domenicano da Dubrovnik in modo che potesse prendersi cura spirituale lì in croato.

Nell’Archivio Generale dell’Ordine Domenicano, Krasić ha trovato un documento dell’allora Procuratore e Vicario Generale dell’Ordine, che pubblichiamo nella sua traduzione latina: “P.Basilio di Dubrovnik può soggiornare nella Fortezza Pischia su richiesta del barone Ferdinando di Sangro di Napoli per insegnare a coloro gente chiamata Morlacchi, che era appena fuggita dai turchi. Il permesso viene rilasciato per due anni e mezzo. A Roma, il 6 Febbraio 1535 “.

Questo documento è stato pubblicato da Krasić nell’Arhivski vjesnik, negli anni XXI-XXII (1978-1979), p. 234, n. 1266*. Sottolinea che questo documento è importante in quanto è chiaro che questi profughi nelle terre croate erano “conosciuti e assistiti in modo che potessero essere insegnati nella loro lingua” (che chiaramente non era Valacco, sebbene il documento li chiami Morlacchi, quindi Valacchi).

*1266. Fratri Basilio de Ragusio concessa est licentia manendi in castro Pischiae ad instantiam domini Ferdinandi de Sangro, Neapolitani, ad erudiendum illos homines, qui vocantur Morlachi nuper a Turcis fugitivi; et hoc per biennium cum dimidio anno. Rome, 6 februaru 1535.