Municipio

Comune di Peschici

Peschici è un comune di 4.484 abitanti, famosissima località turistico balneare più volte insignita e premiata con la Bandiera Blu

La sede del Comune si trova in Piazza Pertini recentemente ristrutturata da vecchia villa a piazza fruibile per i numerosi spettacoli estivi

Una peculiarità del luogo, nel periodo del solstizio d’estate, è la veduta del sorgere del sole e del suo tramonto nelle acque del Adriatico; inoltre, nelle giornate in cui il cielo è particolarmente terso, si possono intravedere alcune isole della Croazia ad Est mentre ad ovest le cime Innevate dei rilievi dell’Abruzzo.

Piazza Pertini
Comune di Peschici
Sindaco Francesco Tavaglione II° mandato ri-eletto a Giugno del 2018
Telefono 0884 964018 Centralino / Fax 0884962655- Sito Internet Comune di Peschici

Storia del Comune

GLI UOMINI VENUTI DAL MARE

Agli albori del Mille le attività svolte dai monaci benedettini di Santa Maria di Calena, fondata nel IX sec. d.C., segnarone un momento storico e sociale fondamentale per la vita e per l’economia del territorio, devastato dalle continue scorribande dei pirati.

Gli Schiavoni, capeggiati da Sueripolo e mandati da Ottone I a liberare il Gargano, nel 970 riuscirono a scacciare definitivamente i saraceni e sulle rovine di un “casale distrutto” fondarono “Pesclizo”.

È certa l’esistenza fin dal VII sec. d.C. di una via marittima slava (avaro-sklavena)dalla Dalmazia al Gargano, esistente ancora nel X sec. d.C.. Un documento che attesta la presenza della comunità slava sul nostro territorio risale al 1023 e testimonia la donazione da parte di Leone di Siponto della chiesa abbandonata di S.M. di Calena al Monastero di Tremiti.

Si constata che i nomi dei personaggi citati nella “charta donationis” sono sicuramente slavi: Stane, Gypto, Malexha, Benckanego, Nescedragi, Lastaka, Milstrimiro, Gaidavito, Negazzai, Vittigrado e Striadrago.

Il nome stesso di Peschici è molto probabilmente di origine slava e sembra riferito al suolo sabbioso. La comunità slava inserendosi in un declino e complesso sistema sociale riuscì comunque ad intrattenere buoni rapporti sia con la popolazione locale che con i benedettini: i rogiti e gli atti di donazione ne sono una testimonianza.


Un Atto di donazione del 1053 rogato da slavi dimoranti “intus castello Pesclizzo” riprovano quanto detto (.. “ Tripone, figlio di Stefanicelco, Giorgio , figlio di Michali e Taccamiro, figlio di Trepazzo, donano al monastero di Santa Maria di Tremiti, per redenzione della loro anima e di quella dei loro genitori, una serie di beni, concentrati nei pressi della chiesa medesima, da essi stessi costruita nella contigua piana detta Calenella minore, ad ovest diPeschici”).


Nel 1154 Peschici è sotto la contea di Lesina. Mentre da un rogito stilato per mano del notaio Mandizio, a Peschici, nel 1175 dal Conte Goffredo de Ollia di Lesina si apprende che fra i numerosi beni donati al Monastero di Tremiti, esiste nel territorio di Peschici una chiesa di S.Martino con vaste proprietà.

Nell’anno successivo Peschici si ritrova menzionata nel datario della regina Giovanna figlia di Enrico II d’Inghilterra, la quale andava sposa a Guglielmo II, re di Sicilia e dell’Italia meridionale.


Il Castello racchiuso tra le mura del recinto baronale testimonia frammenti di vita medievale, quando i contadini erano tenuti a versare decime e tributi ai monasteri e signorotti, quando la vita era concentrata in angusti spazi, occupati dalla chiesa, dalla piazza e da modesti fabbricati.

Il castello subì interventi consistenti, se non il completo rifacimento intorno al 1240; dallo “ Statutum de Riparacione castrorum” troviamo che esso doveva essere riparato dagli uomini del luogo più quelli di Gianneto, Montenegro, Rodi Garganico e da quelli di Bosco di Sfilze. Gli abitanti di Peschici per questa ragione vennero esclusi dalla ricostruzione dell’inponente rocca di Monte S. Angelo che mobilitò l’intera comunità garganica. Il casale trasformato dai secoli porta il segno della sua antica cultura, determinato dalle condizioni orografiche, per cui sono evidente le case cresciute gradualmente, seguendo il dirupo e le mura.

Il meccanismo di formazione e sviluppo è basato sull’integrazione di percorsi campestri irregolari e sulla realizzazione contemporanea si strade e case con vicoli e scalini che scendono verso il mare. Incastonata fra le mura del recinto baronale, la chiesetta di San Michele vanta un’origine antichissima, un documento del 1176 la contempla tra i beni dell’Abbazia di Calena .

Si apprende inoltre che nel territorio di “ Pesclice” vi era la chiesa di S.Barbara con il suo casale, la Chiesa di S.Nicolai, dei SS. Cosma e Damiano, di S.Vito, di S. Stefano, di S.Martino con il porto e il faro del mare di Calenella…. E nel castello di Peschici la Chiesa di S.Pietro.

Le antiche mura rinfirzate da torrette semicircolari sono strettamente addossati al tessuto urbano da cui spiccano le difese della Porta del Ponte e la Porta di Basso.

Il Campanile della Chiesa Matrice o “cellam Sancti Pietri” (come risulta dai registri delle decime sipontine) si erge fra mura e porte , vigilato da gendarmi perché c’era nel castello la Tesoreria del Regno di Napoli sotto il Principe d’Ischitella.
La Porta del Ponte anch’essa vigilata si apriva all’alba e si chiudeva al tramonto con una porticina manovrata da una ruota, su un ponte levatoio con sottostante fossato. I cittadini potevano uscire per andare a lavorare, ma dovevano ritornare prima dell’inbrunire, differentemente si correva il rischio di restare fuori o fruire della taverna ove pernottavano mulattieri e forestieri.

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